#AMORI CLANDESTINI: intervista sull’AMORE al sociologo Italo Ghirigato.

«L’Amore è impermanente. E’ spesso vissuto in clandestinità, anche quando è limpido e puro perché pensiamo di vergognarcene o sia disapprovabile».

Per la prima volta Italo Ghirigato, sociologo e docente di Comunicazione parla, e scrive, d’Amore, quel sentimento che prima o poi travolge la vita di tutti noi e con il quale dobbiamo fare i conti.
Quasi come un temibile avversario, dall’animo nobile, ma che ci spezza il fiato.
Amori vissuti, amori impossibili, amori che ci tengono in bilico ma che poi trovano il loro corso, amori ritrovati e altri lasciati per sempre, amori nuovi che prendono vita.

Un viaggio attraverso la parola a m o r e in sei racconti originali, affascinanti ed empatici, proprio come spesso questo sentimento s’impone, senza lasciarci alternativa.


//INTERVISTA A ITALO GHIRIGATO//

 

1.Il filo conduttore di tutte queste storie è l’Amore. Un sentimento che va e viene. Che tiene in piedi, ravviva e rinnova l’esistenza dei personaggi, l’amore vissuto e non, che fa bene e che fa male. Qual è il suo bilancio?

«Proprio così, un elogio all’Amore, il sentimento più importante della vita, un pensiero per lo più scontato per una donna, ma non per un uomo, che spesso lo scopre di rincalzo, quando gli viene a mancare, o quando si rompe qualcosa in quel mondo del lavoro in cui investe tutta la sua autostima, o quando improvvisamente gli scivola via tra le dita una posizione di potere o un ruolo sociale di spicco che occupava».

 

2.Le storie dei personaggi che descrive prendono spunto da veri vissuti, racconti di oggi o di ieri, storie sentite realmente accadute? Oppure c’è qualcosa di autobiografico, anche nel senso che avrebbe voluto vivere?


«La maggior parte dei racconti nasce da spunti di cronaca poi rielaborati con la mia fantasia. Gli altri sono parzialmente autobiografici e narrano ciò che è realmente successo e non ciò che avrei desiderato succedesse».

 

3.Mi ha colpito il suo modo di parlare d’Amore, in molti punti quasi poetico tranne che nella forma. Cosa l’ha spinta a scrivere su questo argomento, qual era il bisogno?


«Ho voluto sdoganare un mio passato di scrittore di saggi e di articoli di sociologia economica e sociale. E dimostrare a me stesso la capacità di scrivere di Amore. Liberando, in fondo, memorie ed esperienze sentimentali costrette per anni alla clandestinità».

 

4.Qual è l’episodio che secondo lei rispecchia l’Amore per eccellenza o che si avvicina di più al significato oggettivo?


«Per me l’amore è tutto d’eccellenza o non lo è, e può essere oggettivo solo in una spiegazione teorica, ma nella realtà è un’esperienza soggettiva coniugato in modi diversi dai loro protagonisti. Normalmente, però, è una condizione che si raggiunge in un percorso somigliante ad una parabola e quando è sulla cima tende a scivolare verso il basso. Per mantenerlo in quella posizione occorre alimentarlo di emozioni, di gesti, di comunicazione, di cose. Ma penso anche che queste risorse non si trovano se si rimane chiusi nella coppia come in un bozzolo esclusivo. Il rispetto dell’altro, l’ascolto, l’empatia, il dono del tempo, ad esempio, devono esserci nella disponibilità della persona verso altre persone in generale per essere poi una condizione da ritrovare anche all’interno della coppia».

 

5.Che ruolo ha la coppia? Come viene vissuta, secondo lei, nella società di oggi?


«Rispetto a una volta, oggi vivere insieme è un divenire che non dà niente per scontato e che, grazie all’emancipazione femminile, si basa sulla piena libertà dei due partner. Questa libertà si esprime in modi di comunicare e di essere molto diversi. Non solo per le diverse personalità dei due soggetti, ma per le differenze che esistono tra uomo e donna, sempre più riconosciute dalla psicologia e dalle neuroscienze.
Per amarsi e vivere bene insieme oggi bisogna comprendere tali differenze (cosa tutt’altro che facile se si esce dai luoghi comuni e dai pregiudizi) e quindi accettarle, ma contemporaneamente cercare l’incontro e l’integrazione. Nessuno può o deve rinunciare alla propria identità di genere, ma il mondo di oggi nella vita privata e in quella professionale richiede di saper esprimere, a seconda delle esigenze, una comunicazione tanto al maschile che al femminile. E bisogna prendere atto che la comunicazione al maschile non sarà più predominante».

 

6.Quando un tradimento è annunciato, secondo lei è lecito?


«Bisogna capirci su cosa si intende per tradimento. Considero un qualsiasi atto di slealtà tra i partner o lo svelamento ad altri di un’intimità esclusiva un tradimento molto più grave che avere un rapporto sessuale con un’altra persona. Considero anche tradimento un rapporto continuato con un’altra persona, quindi con un o una amante, a meno che, come succede nel racconto Amore di Madre, questo si riveli l’inizio di un nuovo e più vero amore. Se per tradimento annunciato s’intende la giustificazione di un nuovo rapporto sulla base di un riconosciuto deterioramento della coppia di partenza, allora il fatto, più che lecito o illecito, lo ritengo un dato con cui fare i conti. L’amore è impermanente, come ho già detto. Perché continui ad abitare nella stessa casa ha bisogno di vitalità e di freschezza, non di porte e finestre chiuse. In ogni caso ritengo se ne debba parlare, ma a cuore aperto, esprimendo ciò che si pensa e si prova, senza confronti negativizzanti. La scelta tra restare o andare, come succede nel racconto, a volte è appesa ad un filo sottile. Una parola, un gesto, un atto».

 

7.Cosa si aspetta dal lettore e con quale obiettivo vuole colpirlo?

«Innanzitutto mi aspetto che sia coinvolto nella narrazione e che viva delle emozioni. Poi che ritrovi in certi passaggi quelle inquietudini del cuore già vissute o che attendono di essere vissute. E infine che sia spiazzato da capovolgimenti di trama e da finali a sorpresa».

 

8.Se c’è, quale messaggio vuole dare al lettore? E di che tipo?


«Che riconosca nella fragilità del sentimento d’amore anche la sua stessa forza. L’amore è spesso vissuto in clandestinità, cioè nascosto, perché pensiamo di vergognarcene, o che sia moralmente disapprovabile, anche quando si presenta limpido e puro. La clandestinità, qui, è intesa in modo diverso dal significato comune. E’ quasi una condizione di pudore, di timidezza. Nei miei racconti uomini e donne s’incontrano e si riconoscono su terreni già fecondati d’amore, com’è tipico del nostro tempo, e si dibattono tra abbandonarsi ad un sentimento forte e naturale o continuare su percorsi già tracciati anche se infelici».

 

 


Ringrazio ancora Italo Ghirigato per questa chiacchierata!

AMORI CLANDESTINI lo trovate a questo link.